giovedì 3 settembre 2009

NO ALLA CONCEZZIONE TERRORISTICA DELLA LOTTA DI CLASSE SI ALL’INDIPENDENZA DEL POPOLO CECENO DAL SOCIAL IMPRIALISTA SOVIETICO E NO ALLA SPARTIZIONE DEL TERRITORIO TRA RUSSI E AMERICANI CANNIBALI DEI PETROLIO E ALTRRE MATERIE PRIME CHE IL POPOLO CECENO COSTRUISCA LA LOTTA RIVOLUZIONARIA LENINISTA

 

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CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO

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SUPPLEMENTO del 16/9/2004 ( Formato PDF )

Il massacro dell’infanzia a Beslan in Ossezia, provincia caucasica russa, frutto della feroce repressione del Kremlino

Sterminato, insieme a centinaia di scolari, il commando degli indipendentisti ceceni. Chi piange i bambini senza distinguere gli oppressi dagli oppressori è un ipocrita che disonora i morti.
Nel presente la questione Cecena è insolubile sul piano nazionale.
Il nazionalismo contro il dominio russo porta al massacro.
La soluzione del problema nazionale è nelle mani dei lavoratori locali caucasici e russi.

Il 3 settembre [2004] alle 9.30 un commando di indipendentisti ceceni occupa la scuola elementare di Beslan, una cittadina del Nord dell’Ossezia di 30.000 abitanti circa; prendendo in ostaggio i 1.200 alunni presenti nel primo giorno di scuola. Il commando formato da più di 30 guerriglieri, ceceni e inguscezi, tra cui due donne kamikaze.

I ceceni lottano da tre secoli per l’indipendenza. Il 2 novembre 1991 la Cecenia proclama la propria indipendenza da Mosca (ved. Murale 12/11/91). Eltsin, allora capo del Kremlino, ordinava la repressione. Ma la rivolta dei ceceni bloccava le truppe antisommossa e per tre anni la piccola regione caucasica godette una propria precaria indipendenza. Separandosi da Mosca il presidente Dudayev non mirava a una piena indipendenza bensì a una forma di autonomia all’interno della Federazione russa. Mosca rifiutava questa autonomia e mandava all’aria i negoziati. L’11 dicembre 1994 le truppe russe invadevano la Cecenia e riducevano poi la capitale Grozny con una serie di bestiali bombardamenti a un ammasso di rovine (ved. Suppl. 1/2/95: Eltsin come Denikin. Il gruppo affaristico-militare del Kremlino terrorizza con lo sterminio i ceceni e tutte le nazionalità della Federazione russa). Negli anni successivi la repressione è spietata (ved. Suppl. 16/12/99: L’esercito russo intensifica il massacro dei Ceceni ed inizia il saccheggio di Grozny). La lotta contro l’esercito russo ha forgiato un movimento di indipendenza esperimentato e risoluto. Il commando è una formazione di questo movimento che fa capo a Shamil Basaeev.

L’obbiettivo del commando, prendendo in ostaggio le scolaresche di Beslan, è quello di avviare trattativa coi russi allo scopo di ottenere dalle stesse gesti tangibili di ritirata. I guerriglieri contano anche in una sperata pressione sul Kremlino da parte del governo osseto. Mosca però non ha alcuna intenzione di fare concessioni al commando. Ed ammassa carri armati e truppe speciali davanti l’edificio scolastico. Dopo una giornata di tensione, il 4 all’improvviso si comincia a sparare. Non è chiaro se a sparare per primi siano stati i soldati regolari o le teste di cuoio delle truppe speciali. Fatto sta che una valanga di fuoco si rovescia sulla scuola. I mujaiddin rispondono al fuoco, consapevoli (dopo l’eccidio del Dubrovska ottobre 2002) di non avere via di scampo. Lo scontro a fuoco dura a lungo. I carri armati sparano su tutto. Dalla scuola i bambini si riversano nei giardini e sulle strade alla ricerca di un riparo. Quando termina il fuoco la scuola e il terreno sono cosparsi solo di morti e feriti. Si contano più di 330 morti e di 400 feriti; ci sono centinaia di dispersi. I componenti del commando vengono trucidati tutti tranne uno fatto prigioniero. È il massacro più agghiacciante e brutale dell’oppressione russa anticecena.

È cinico ed ipocrita piangere i bambini uccisi senza condannare l’occupazione militare russa e la cricca zarista di Putin. Prendendo in ostaggio le scolaresche il commando ceceno ha messo in atto un’operazione indubbiamente rischiosa; ma il suo obbiettivo era quello di costringere Mosca a trattare non di sparare sui bambini. E quando si potrà ricostruire la dinamica della sparatoria (chi ha sparato per primo, il ruolo svolto dai soldati regolari e quello svolto dalle truppe speciali e dalle teste di cuoio) questo aspetto sarà ancora più chiaro. Certamente non era interesse dei ceceni aprire una ferita di questa portata con gli osseti; ferita che potrebbe generare vendette a non finire. L’occupazione dimostrativa della scuola di Beslan è l’ultimo attacco disperato del movimento indipendentista ceceno contro il colosso russo. Esso non ha nulla da spartire, né con lo strombazzato terrorismo internazionale (l’unica internazionale del terrore è quella di Bush, Putin, Blair, Berlusconi e compari); né con presunte complicità a favore di potenze interessate alla penetrazione nel Caucaso. Esso è l’ultimo attacco disperato di una lotta nazionale che non trova sbocco nel quadro dell’espansione militare delle grandi potenze, nonostante la lotta acuta di potere in Russia tra statalisti e oligarchi.

Subito dopo il massacro Putin ha dichiarato che la lotta ai terroristi diventerà molto più dura. E una settimana dopo ha varato una serie di misure centralizzatrici (tra cui quella che i governatori delle 89 regioni e repubbliche non verranno più eletti dal popolo ma nominati dal centro) per acquisire più potere e per distruggere ogni speranza e ogni aspirazione all’indipendenza. C’è quindi da aspettarsi nuove più orrende repressioni anticecene e antinazionali. Nell’attuale sviluppo delle rivalità imperialistiche sull’impossessamento delle risorse energetiche Mosca non permetterà alcun suo indebolimento sulla strategica regione caucasica. E ciò importa che la questione nazionale cecena non può trovare soluzione su base statuale borghese; ma solo nell’unione dei lavoratori caucasici e russi. Pertanto i bambini massacrati a Beslan potranno essere degnamente ricordati contro ogni centrale del terrore e contro ogni crudeltà via via i lavoratori dell’area abbatteranno le impalcature statali esistenti e le classi dominanti.

Milano – settembre 2004 -

Edizione a cura di: RIVOLUZIONE COMUNISTA
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Cecenia

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La Repubblica Cecena (in russo Чеченская Республика, in ceceno Нохчийн Республика/Noxçiyn Respublika), nota anche come Cecenia (in russo Чечня, in ceceno Нохчичьо/Noxçiyçö), è una repubblica autonoma della Federazione Russa. Confina a nordovest con il Kraj di Stavropol', ad est e nordest con la repubblica del Daghestan, a sud con la Georgia e ad ovest con le repubbliche dell'Inguscezia e dell'Ossezia del Nord. Si trova sulle montagne del Caucaso settentrionale nel distretto federale meridionale della Federazione Russa.

Storia [modifica]

La prima traccia della presenza di soldati russi in territorio ceceno si ha nel 1577 quando i cosacchi si stabilirono nella regione del Terek. Parte dell'impero russo dal 1783, anche se con periodiche ribellioni (Imamato del Caucaso), Cecenia ed Inguscezia furono inglobate nella Repubblica Autonoma Socialista Sovietica Ceceno-Inguscia alla nascita dell'Unione Sovietica DI LENIN. Durante la Seconda guerra mondiale, i ceceni insorsero contro i russi e si allearono con i tedeschi, ma una volta che l'Armata Rossa ebbe ricacciato le truppe nemiche, Stalin ordinò una durissima punizione. ( LA LOGICA STALININAA) Il 23 febbraio 1944 con l'Operazione Lentil in una sola notte un milione di cittadini ceceni vennero deportati dal governo centrale sovietico nella repubblica sovietica del Kazakhstan. Fu loro concesso di ritornare alla loro regione d'origine solo nel 1957.

La prima guerra cecena (1991-1996) [modifica]

Dopo il collasso dell'Unione Sovietica in Cecenia nacque un movimento indipendentista che entrò in conflitto con la Russia, non disposta a riconoscere la secessione della Cecenia. Tra i motivi dell'opposizione russa vi sono anche la produzione petrolifera locale e soprattutto il passaggio sul territorio ceceno di petrodotti e gasdotti. Džokhar Dudaev, il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l'indipendenza della nazione dalla Russia nel 1991. Nella sua campagna elettorale presidenziale del 1990 Boris Eltsin aveva promesso di riconoscere le richieste di autonomia amministrativa e fiscale dei governi federati, spesso disegnati su base etnica in epoca sovietica e il 31 marzo 1992 la Duma (presieduta da Ruslan Khasbulatov, un ceceno) approvò una legge in tal senso, in base alla quale Eltsin e Khasbulatov firmarono il Trattato della Federazione (Russa), che definiva la divisione dei poteri fra i due livelli di governo, con 86 degli 88 territori interessati. Il Tatarstan firmò nella primavera del 1994, mentre nel caso della Cecenia, che rifiutava di ritirare la dichiarazione di indipendenza, nessuna delle due parti tentò seriamente di trattare. Nel 1994 il presidente russo Boris Eltsin inviò 40.000 soldati nella repubblica per impedirne la secessione e dando avvio alla prima guerra cecena. La Russia si è trovata presto in una situazione difficile, paragonabile a quella già sperimentata in Afghanistan. Le sue truppe mal equipaggiate e poco motivate subirono sconfitte anche notevoli ad opera dei ribelli ceceni. Le truppe russe riuscirono a prendere il controllo di Groznyj, la capitale, solo nel febbraio del 1995, e a uccidere Dudaev il 21 aprile 1996 tirando intenzionalmente un missile sul luogo in cui si trovava.

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Bandiera indipendentista cecena

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Stemma indipendentista ceceno

A fine agosto 1996 Eltsin si accordò con i leader ceceni per un cessate il fuoco (firmato a Khasavyurt, in Daghestan) che portò nel 1997 alla firma di un trattato di pace. Alla fine della prima guerra russo-cecena (1991-96) viene eletto come primo Presidente della Cecenia Aslan Maskhadov, il comandante delle forze ribelli che firmò con il generale Aleksandr Lebed la tregua con le forze armate russe. Aslan Maskhadov è stato eletto con un mandato quadriennale in un'elezione tenuta sotto monitoraggio internazionale nel gennaio 1997, quando i separatisti rappresentavano una forza maggioritaria. Tuttavia una grave crisi economica, le continue azioni terroristiche di Shamil Basayev e la perdurante presenza di "signori della guerra" che sostituivano anche completamente l'autorità governativa ridimensionarono fortemente la figura del comandante Maskhadov.

La seconda guerra cecena (1999-2006) [modifica]

Il conflitto tornò a divampare nel 1999, annullando de facto il trattato esistente, dando inizio alla seconda guerra cecena. Nell'agosto 1999, Shamil Basayev decideva di allargare lo spettro del conflitto al vicino Daghestan. A nulla sono serviti i tentativi di Aslan Maskhadov di ridurlo a più miti consigli. Più tardi Basayev fu autore del sequestro del Teatro Dubrovka nel 2002 e della Strage di Beslan nel 2004. Le truppe russe invasero la Cecenia nell'ottobre 1999, radendo al suolo la capitale Grozny. Nel 2001, Maskhadov promulgava un decreto che ne prorogava la carica per un altro anno. Non gli fu tuttavia possibile partecipare alle elezioni presidenziali del 2003, dato che i partiti separatisti furono posti fuori legge e che su di lui pendeva l'accusa di far parte di forze separatiste: Maskhadov fu costretto a ritirarsi sulle montagne. Dopo l'uccisione di Aslan Maskhadov ad opera dei servizi russi (avvenuta il 9 marzo 2005), il nuovo capo dei separatisti divenne Abdul Halim Sadulayev, esponente di quella "nuova guardia" stanca dei silenzi dell'Occidente e che non esitò nel settembre del 2005 a destituire i vecchi ministri del defunto Maskhadov, sostituendoli con personaggi più estremisti come Shamil Basayev. Il 17 giugno 2006 le truppe speciali russe hanno ucciso Sadulayev e il 9 luglio 2006 Shamil Basayev, l'uomo più ricercato in Russia, leader della guerriglia cecena, nel corso di un'operazione delle forze speciali russe, è stato ucciso insieme ad altri guerriglieri che si trovavano con lui in Inguscezia. La maggior parte della Cecenia è attualmente sotto il controllo dei militari federali russi. Dopo il massacro di Beslan nei media italiani non si è più sentito parlare della causa indipendentista Cecena, a partire dal 2007, anno al quale risale l'ultimo atto rivendicato dal movimento indipendentista.

Politica [modifica]

La Cecenia è ufficialmente una Repubblica federata alla Federazione Russa, la cui Costituzione regionale è entrata in vigore il 2 aprile 2003, dopo un referendum tenutosi il 23 marzo 2003. Il referendum è stato però bollato come "farsa" da molte ONG, come anche larga parte delle tornate elettorali tenutesi in Cecenia dal 1999 in poi.
Sin dal 1990 la repubblica cecena è stata al centro di conflitti legali, militari e civili riguardanti la sua indipendenza. L'attuale governo recepisce la maggior parte delle leggi della precedente Repubblica socialista sovietica, della successiva Repubblica cecena e della Federazione Russa. Questo compromesso viene visto da alcuni come troppo pro-federale. A dispetto dell'opinione corrente, la maggior parte dei cittadini ceceni vede la propria Repubblica come parte della Federazione Russa (oltre il 70% anche secondo sondaggi di fonte indipendente e anti-russa)[senza fonte].
Il 5 ottobre 2003 Akhmad Kadyrov, uno dei primi leader della guerra separatista - visto oggi dai separatisti come un traditore - è stato eletto Presidente della Repubblica con l'83% dei consensi. L'OSCE ha tuttavia segnalato brogli elettorali e atti di intimidazione da parte dei soldati russi, nonché l'esclusione delle liste separatiste dalla contesa elettorale. A capo del Consiglio di Sicurezza ceceno è salito Rudnik Dudaev, mentre Anatolij Popov è diventato Primo Ministro.
Il 9 maggio 2004, Kadyrov è stato ucciso in uno stadio di Groznyj con una mina posta nella tribuna d'onore fatta esplodere durante una parata a commemorazione della vittoria sovietica della seconda guerra mondiale. Sergei Abramov ne ha assunto le funzioni ad interim dopo l'attentato.
Il 29 agosto 2004 si è tenuta una nuova elezione presidenziale. Stando alla commissione elettorale cecena, Alu Alkhanov, ex ministro dell'interno, ha ricevuto il 74% dei consensi. L'affluenza alle urne è stata dell'85,2%. Alcuni osservatori, quali il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Federazione Internazionale dei Diritti Umani di Helsinki, nonché i partiti di opposizione hanno contestato l'elezione citando, tra le altre cause, anche la mancata accettazione della candidatura del principale oppositore Malik Sadulayev dovuta a vizi di forma.
Anche la conduzione dell'elezione è stata contestata, senza tuttavia l'apertura di contestazioni formali. Le elezioni sono state sorvegliate nel loro svolgimento dalla Comunità di Stati Indipendenti e dalla Lega Araba. Gli osservatori occidentali, benché invitati, non hanno partecipato all'osservazione.
Il 4 marzo 2006 il primo ministro Sergei Abramov muore in un incidente stradale a Mosca. Viene sostituito dal vice-primo ministro Ramzan Kadyrov.

Divisioni Amministrative [modifica]

Distretti [modifica]

La Repubblica di Cecenia è divisa nei seguenti distretti (in russo районы)

  1. Naurskij (Наурский)
  2. Shelkovskoj (Шелковской)
  3. Nadterečnyj (Надтеречный)
  4. Groznenskij (Грозненский)
  5. Gudermeskij (Гудермесский)
  6. Sunženskij (Сунженский)
  7. Ačkhoj-Martanovskij (Ачхой-Мартановский)
  8. Urus-Martanovskij (Урус-Мартановский)
  9. Šalinskij District (Шалинский)
  10. Kurčaloevskij (Курчалоевский)
  11. Itum-Kalinskij (Итум-Калинский)
  12. Šatojskij (Шатойский)
  13. Vedenskij (Веденский)
  14. Nožaj-Jurtovskij (Ножай-Юртовский)
  15. Šarojskij (Шаройский)
Principali centri urbani [modifica]

Geografia [modifica]

Fiumi:

Economia [modifica]

Nel 2003 [modifica]

Durante gli anni della guerra l'economia cecena è collassata. Il prodotto interno lordo, se fosse attendibilmente misurabile, risulterebbe essere una frazione di ciò che era prima delle guerre. I problemi dell'economia cecena hanno anche impatto sull'economia federale russa - molti crimini finanziari negli anni '90 sono stati commessi da (o con la copertura di) organizzazioni finanziarie cecene. La Cecenia è all'interno della Federazione Russa la regione in cui si registrano i maggiori movimenti di capitali da dollari a rubli. Consistente è il giro di dollari USA falsi. I separatisti hanno previsto l'introduzione di una valuta locale, il Nahar, ma l'esercito federale russo finora l'ha impedita.
Tra gli effetti della guerra rientra la distruzione di circa l'80% del potenziale economico della Cecenia. L'unico settore industriale che è stato finora ricostruito è l'industria petrolifera. Nel 2003 la produzione locale è stata stimata in circa 1,5 milioni di tonnellate (circa 30.000 barili al giorno) contro la produzione massima degli anni '80 di circa 4 milioni di tonnellate. La produzione del 2004 rappresenta circa lo 0,6% della produzione totale russa.
Il tasso di disoccupazione è al 76%. Nonostante qualche miglioramento, baratto ed espedienti sono praticati da gran parte della popolazione.
Secondo il governo federale russo, sono stati spesi dal 2000 ad oggi oltre 2 miliardi di dollari per la ricostruzione dell'economia cecena. Tuttavia, secondo l'equivalente russo della Corte dei Conti (Sčotnaja Palata) non più di 350 milioni di dollari sono stati spesi come pianificato.

Popolazione [modifica]

La maggior parte dei ceceni è di religione musulmana sunnita; la regione vi fu convertita tra il XVI secolo ed il XVIII secolo.
Alla fine dell'era sovietica i russi rappresentavano il 23% circa della popolazione (269.000 nel 1989), tuttavia la guerra ed i conflitti sociali hanno spinto molti russi a lasciare il paese. Alla fine degli anni '90 ne rimanevano nel paese circa 60.000.
Le lingue usate nella repubblica sono la lingua cecena e la lingua russa. La lingua cecena appartiene alla famiglia linguistica Vaynakh, o del Caucaso centro-settentrionale, che include anche le lingue inguscia e batsb. Alcuni ricercatori collocano questa famiglia linguistica in una super-famiglia ibero-caucasica.
La Cecenia ha una tra le popolazioni più giovani della Federazione Russa, la cui popolazione sta generalmente invecchiando. Nei primi anni '90 era una tra le poche regioni la cui popolazione cresceva in modo naturale.

  • Popolazione: 1.103.686 abitanti (2002)
    • Urbana: 373.177 (42.5%)
    • Rurale: 730.509 (57.5%)
    • Maschi: 532.724 (48.3%)
    • Femmine: 570.962 (51.7%)
  • Età media: 22,7 anni
    • Urbana: 22,8 anni
    • Rurale: 22,7 anni
    • Maschile: 21,6 anni
    • Femminile: 23.9 anni
  • Numero di nuclei familiari: 195.304 (1.069.600 persone)
    • Urbano: 65.741 (365,577 persone)
    • Rurale: 129.563 (704,023 persone)

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